Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, edificato in epoca tardomedievale, nel ‘500 era di proprietà di casa Savoia, che lo destinarono a ospitare anche gli ambasciatori della Repubblica di Venezia.
Carlo Emanuele I, soprannominato dai sudditi “Testa di Fuoco” per le sue attitudini militari, lo donò a Guido Francesco Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, come ricompensa per la confisca dei propri beni durante la prima guerra del Monferrato (quella che fa da sfondo alle vicende dei Promessi Sposi) da parte dei Gonzaga, che all'epoca controllavano il feudo monferrino.
Il palazzo fu poi al centro di un continuo trasferimento di proprietà: venne rivenduto a Carlo Emanuele e restituito, per il mancato pagamento dell'acquisto da parte dei Savoia, ai Biandrate, che alla fine del Seicento affidarono a Sebastiano Taricco la decorazione delle sale del piano nobile con un ciclo di affreschi celebrativi dell’antico casato.
Nel ‘700, il pianterreno ospitava il Caffè Forneris, primo germoglio della grande stagione dei caffè torinesi.
Ancora un giro di valzer che vide susseguirsi varie proprietà, e poi l’acquisto nel 1877 da parte di Reale Mutua, che ne fece la sede dei suoi uffici. Con la costruzione del nuovo edificio in via Corte d’Appello agli inizi degli anni ‘30, il palazzo venne via via destinato a funzioni di rappresentanza.
“Lo spettacolo di Torino è il solito spettacolo da incubo all’indomani di tutte le incursioni: gente errante per le strade, fumigar di incendi da tutte le parti, zampilli d’acqua in mezzo alle strade” ricorda un diario del 1943. Ma il bombardamento su Torino della notte tra il 13 e il 14 luglio è stato molto di più del solito spettacolo da incubo. 250 quadrimotore della RAF hanno sganciato una cascata di bombe dirompenti seguite da ordigni incendiari che hanno terrorizzato la città. I torinesi all’uscita dai rifugi antiaerei contano 800 morti e 900 feriti e si trovano davanti una città devastata in ogni sua parte: in centro, Palazzo Chiablese, piazza Castello, via Po, via Roma, il Duomo e via Garibaldi. Palazzo Biandrate è colpito nel tetto, nelle soffitte e negli alloggi”.
Tra il 2010 e il 2012 una grande opera di restauro ha interessato i tre piani che affacciano su via delle Orfane e gli spazi al piano terra che si sviluppano intorno al cortile d’onore: soffitti a cassettoni, dipinti, affreschi, scaloni d’onore e sale di rappresentanza ospitano oggi eventi aziendali e accolgono, in parte, i visitatori diretti al museo.